Proseguiamo il nostro viaggio nella comprensione dei meccanismi che governano la comunicazione e affrontiamo un concetto fondamentale per capire come comunichiamo: il segno. Vi siete …
Proseguiamo il nostro viaggio nella comprensione dei meccanismi che governano la comunicazione e affrontiamo un concetto fondamentale per capire come comunichiamo: il segno. Vi siete …
Proseguiamo il nostro viaggio nella comprensione dei meccanismi che governano la comunicazione e affrontiamo un concetto fondamentale per capire come comunichiamo: il segno.
Vi siete mai chiesti cosa sia davvero un segno? Potrebbe sembrare una domanda semplice, ma dietro questa parola si nasconde un intero universo di significati. Proviamo a esplorarlo insieme.
Partiamo dalle basi. Un segno è qualcosa che sta per qualcos’altro. Immaginate un semaforo rosso: non è solo una luce colorata, è un messaggio chiaro che ci dice di fermarci. Oppure pensate a un’icona sul vostro smartphone: quel piccolo disegno non è solo un’immagine, ma rappresenta un’applicazione e la sua funzione. In poche parole, un segno ci permette di capire qualcosa senza bisogno di lunghe spiegazioni.
Ma come fa un segno a trasmettere un significato? Qui entrano in gioco due studiosi che hanno gettato le basi della semiotica, la scienza che studia i segni. Il primo è Ferdinand de Saussure, un linguista svizzero che ha spiegato che ogni segno ha due parti: il significante e il significato. Il significante è la forma del segno, cioè il suono della parola o l’immagine che vediamo. Il significato, invece, è l’idea o il concetto che quel segno ci fa venire in mente. Per esempio, se dico la parola “cuore”, il suono che sentite è il significante, mentre l’organo che pompa il sangue o il simbolo dell’amore che immaginate è il significato.
L’altro grande studioso è Charles Sanders Peirce, un filosofo americano che ha classificato i segni in tre categorie principali. Prima ci sono gli indici, cioè quei segni che hanno una connessione diretta con ciò che rappresentano. Ad esempio, il fumo è un indice del fuoco, perché senza fuoco non ci sarebbe fumo. Poi ci sono le icone, che somigliano a quello che rappresentano. Pensate a una fotografia: è un segno iconico perché assomiglia alla persona o all’oggetto fotografato. Infine, ci sono i simboli, che hanno un significato solo perché lo abbiamo deciso noi come comunità. La parola “pace”, per esempio, non assomiglia alla sensazione di tranquillità che descrive, ma tutti sappiamo cosa significa perché abbiamo imparato a collegarla a quel concetto.
Ora, perché è importante capire cosa sia un segno? Perché viviamo in un mondo pieno di segni. Ogni pubblicità, ogni logo, ogni emoji che usiamo nei messaggi è un segno che trasmette un messaggio. Pensate al logo di una marca famosa: non è solo un disegno, ma comunica un’intera storia fatta di qualità, stile e valori. Oppure pensate a un gesto come un pollice alzato: basta quel semplice movimento per dire “ok” senza bisogno di parole.
Ma attenzione: un segno non ha sempre lo stesso significato. Il contesto è fondamentale. Un pollice alzato, ad esempio, è un gesto positivo in molti paesi, ma in alcune culture può essere considerato offensivo. Questo ci insegna che i segni non esistono da soli: il loro significato dipende da chi li usa, dove si trovano e in quale situazione vengono interpretati.
Quindi, la prossima volta che vedrete un segno, fermatevi un attimo a pensarci. Chiedetevi: cosa rappresenta? Come fa a trasmettere il suo significato? E soprattutto, come cambia il suo senso a seconda del contesto? Vi assicuro che inizierete a guardare il mondo con occhi diversi.
Oggi esploriamo una differenza fondamentale che spesso diamo per scontata: quella tra un segno e il suo significato. Può sembrare una distinzione sottile, ma capire …
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